Il petauro dello zucchero (Petaurus breviceps, dal latino acrobata con la testa corta) è un piccolo marsupiale notturno che vive nelle foreste dell’Indonesia, dell’Australia settentrionale e orientale, della Nuova Guinea e nelle isole limitrofe.
Petauro dello zucchero classificazione scientifica:
- Classe: Mammiferi
- Sottoclasse: Marsupiali
- Ordine: Diprotodontia
- Sottordine: Phalangeriformes
- Superfamiglia: Petauroidea
- Famiglia: Petauridae
- Genere: Petaurus
- Specie: Petaurus breviceps
Petauro dello zucchero morfologia:
TESTA: la testa ha una forma triangolare, con occhi grandi, rotondi e scuri. Perfetti per la visione notturna ma anche molto delicati e molto sensibili alla luce del sole. Hanno orecchie molto piccole che gli permettono di captare la presenza delle prede al buio, e posso muoversi in modo indipendente l’una dall’altra. Essendo un animale notturno ha vista e udito molto sviluppati.
CORPO: questo marsupiale può essere lungo fino a 30 cm, compresa la coda. Presentano una membrana chiamata Patagio che si estende dalle zampe anteriori a quelle posteriori ed è il motivo per cui riescono ad effettuare lunghe planate. Riescono a planare per distanze stimate tra i 60 ei 70 metri.
CODA: la coda dei petauri è prensile e può essere lunga quanto tutto il corpo. Viene usata per trasportare rametti, foglie, anelli o nastrini dentro al nido. I cuccioli avvolgono saldamente le loro codine a quella dei genitori per mantenersi appesi a loro mentre saltano da un ramo all’altro. Hanno mantenuto questo comportamento anche in cattività. Inoltre viene usata anche come timone e permette al petauro un buon bilanciamento durante le planate.
ARTI: sia gli arti anteriori che quelli posteriori sono dotati di 5 dita. Le estremità delle zampe anteriori sembrano delle vere e proprie manine. Presentano, infatti, 4 dita e un pollice. Questa struttura degli arti permette loro di afferrare facilmente frutta e oggetti e li agevola nelle arrampicate. Anche le estremità delle zampe posteriori hanno 5 dita, due delle quali sono unite dalla metà in giù e, come per gli arti anteriori presentano un pollice ma privo di unghia.
PELO: il mantello di un esemplare sano si presenta corto ma folto, senza spaccature nel pelo. Nella versione più diffusa, ossia il Classic Grey, il pelo è grigio e caratterizzato da striature più scure, negli anni sono state selezionate varie mutazioni di colore (potrete approfondire qui). Il mantello non deve manifestare ingiallimento del pelo.
PESO: Il peso è molto variabile da esemplare ad esemplare, può oscillare tra i 65 e i 150 grammi.
Dimorfismo sessuale petauro dello zucchero
Riconoscere il sesso di un petauro dello zucchero è piuttosto semplice ed è visibile fin dal primo giorno oop (out of pouch ossia fuori dal marsupio). Prima di andare a considerare le differenze anatomiche tra maschi e femmine, però, è necessaria una precisazione: nei petauri non esiste una struttura identificabile come ano ma presentano la cloaca (caratteristica tipica di rettili e uccelli). La cloaca è un’apertura comune ad apparato digerente, apparato urinario e riproduttivo.
MASCHIO: il maschio nel basso ventre presenta un “pon pon”, anatomicamente parlando quello è lo scroto. E’ situato anteriormente alla cloaca. Sono inoltre dotati di pene biforcuto che fuoriesce attraverso quest’ultima. Una volta raggiunta la maturità sessuale (molto variabile da esemplare ad esemplare, esistono casi di maschi diventati riproduttivi già a 4 mesi) si creerà una zona priva di peli a forma di rombo sulla testa, e un’altra sul petto; Si tratta di ghiandole odorose che contengono secrezioni attraverso le quali il maschio marca il territorio o anche la sua compagna.
FEMMINA: nella femmina sul ventre sarà visibile un taglietto verticale utile per accogliere i cuccioli, quella appunto è l’apertura del marsupio. Le femmine, a differenza dei maschi, non sono dotate di ghiandole e quindi non presenteranno chiazze senza pelo.
LONGEVITA’: Sono animali piuttosto longevi, in cattività hanno un’aspettativa di vita che si aggira tra i 10 e i 15 anni. Per ovvie ragioni, per gli esemplari che vivono in natura, questa aspettativa si riduce drasticamente